Sapere per fare

HO AVUTO UN TUMORE, E ORA?

È quasi Natale. Sono passati circa due anni e mezzo da quando ho cominciato a sentirmi
male, e praticamente due anni giusti da quando mi è stato diagnosticato un tumore maligno necrotico al colon retto.
Sorpresa, approfondimenti, inizio delle cure. Il 30 ottobre del 2018 mi hanno rimosso il tumore, ma delle diramazioni avevano già fatto un loro lavoro e di conseguenza si va avanti con la chemio, le analisi, le TAC e tutto il resto. E si è pazienti, come diceva Totò.
Pazienti a lungo.
Come sto? Abbastanza bene, ringraziando Dio: non ho avuto particolari effetti collaterali, e ci si abitua all’infinita serie di visite, diagnosi e medicazioni.
Di salute sto discretamente, mangio, guido, predico, vivo. E anche di testa sto bene, non ho paura del futuro perché il Signore mi ha dato la tranquillità che ne usciremo.
Non si sa quando, ma ne usciremo. Mi domando come fanno quelli che non conoscono il Signore. La paura è una componente grossa, imponente; se non sai dove andrai, se non hai certezze di cosa potrà succedere a te e a quelli che lasceresti, tutto diventa più difficile.
Io invece sto. Sto discretamente di salute, sono dimagrito ben venti chili, posso mangiare molto ma assimilo poco per l’intestino che mi è rimasto, ma cerco di essere normale e di vivere come se niente fosse, nella misura del fattibile.
Vado in chiesa, e tutti mi chiedono come sto, penso sperando che dica che sto guarendo, che sto meglio, che è tutto passeggero. Eppure, con le fasi alterne di qualsiasi malattia, il tumore è andato ma si ripropone minaccioso in piccole contaminazioni nel fegato, nei polmoni e nelle ossa.
E ti viene di domandarti: finirà? E se finirà, quando sarà?
Oggi direi, piuttosto che finirà (che è sicuro), cosa ci farò nel frattempo.
Un cancro ti fa pensare, ti mette in una specie di teca e tutti ti guardano e dicono:
“Speriamo stia meglio”, perché comunque un tumore in qualcuno che ti sta a cuore fa sempre paura, ti ricorda che la vita può finire senza troppo preavviso. E se sei una figura un po’ pubblica, un po’ conosciuta, diventi simbolico. Se guarisci, sei un simbolo del fatto che il Signore può risolvere, se non guarisci in tempi brevi sei comunque un simbolo che col Signore si può gestire anche qualcosa di molto pesante, sei una specie di esempio.
Ho avuto un tumore, e vivo con le conseguenze

La vita è un po’ più difficile di prima, ma non tanto quanto quella di qualcuno che ha messo un piede su una mina ed ha una gamba amputata; non tanto quanto quella di qualcuna che è stata sfregiata con l’acido per odio; non tanto quanto quella di chi vive solo per oggi, senza pensare che del domani non c’è nessuna certezza.
L’unica certezza è quella di chi crede che, se conosci il Signore, non sarai mai solo. Lo so che il mio domani non è nelle mie mani, e nemmeno in quelle dei dottori; è nelle mani di Dio, e meno male: almeno così posso vivere tranquillo, finché sto qui il vivere è utile, a me e ad altri; quando me ne andrò sarà tutto guadagno.
Pensiamoci.
Andrea Thomas

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