IL PERDONO
Non possiamo parlare di non perdono se prima non affrontiamo il problema alla sua radice: l’offesa L’offesa genera la rabbia che può essere espressa o repressa. A seconda della nostra reazione a tale situazione, noi subiamo in tutto il nostro essere delle conseguenze fisiche, mentali e spirituali.
Quali sono i termini che si usano per descrivere il sentimento della rabbia?
“Accecato dall’ira”
“ Rodersi il fegato”…
Allora invece di cominciare dal discorso interiore, cominciamo dalle nostra interiora. Volete sapere le conseguenze fisiche della rabbia repressa, che è sostanzialmente alla base del non perdono? Ho fatto un po’ di ricerca su internet sulle conseguenze mediche
del rancore, ed ecco qui:
Una delle più comuni è la depressione, malattia nazionale del nostro tempo, dove la rabbia inespressa e l’incapacità di reagire si rivolgono spesso verso l’interno avviandoci verso uno stato di prostrazione ed inazione. Spesso si avviano interminabili catene di preghiera per la liberazione, ma molto spesso delle buone chiacchierate con un buon consulente cristiano riescono a far emergere ferite profonde del passato mai sanate e rancori mai sopiti, oppure la persona stessa ha bisogno di sentirsi perdonata per cause gravi da lei stessa commesse e dopo una sincera preghiera dove si accetta di perdonare o di essere perdonati comincia un processo di guarigione che porta alla soluzione di anni di depressione. E’ certo che il diavolo aggiunge tutto quello che può alle nostre mancanze, perché dove c’è odio e rancore ci possono essere anche veri e propri spiriti che tengono legata la persona, ma “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” è un versetto che parla del nostro modo di essere liberati dal male e dal maligno: conoscere la verità su noi stessi, sul potere del male ma soprattutto su Dio e sulla sua potenza nelle nostre vite quando siamo sinceramente intenzionati al cambiamento.
Poi ho trovato queste altre reazioni dell’organismo:
Nel corpo la rabbia innesca varie reazioni.
Provoca una attivazione della muscolatura nella parte superiore del corpo. Se il movimento viene represso i muscoli rimangono in tensione. Ecco quindi da dove hanno origine molte tensioni alle spalle, al collo…(es. il deltoide), alla mascella, e in punti della spina dorsale (zona sacrale); - i messaggi ormonali continuano a colpire gli organi bersaglio(stomaco, fegato, colon)
Lo stomaco sotto l’effetto di una rabbia inconscia può rimanere contratto (il ‘famoso’ nodo allo stomaco) e continuare a produrre acido cloridrico come se si trovasse di fronte ad una digestione da concludere in fretta. Dopotutto metaforicamente chi è arrabbiato vorrebbe digerire e metabolizzare un rospo amaro troppo pesante da mandar giù, e alla fine digerisce se stesso. La grande quantità di acido presente è eccessiva rispetto a quella necessaria per digerire
i cibi, e la parte che non viene usata per la digestione rimane attiva dentro lo stomaco con il risultato di aggredire e bruciare i tessuti della mucosa o addirittura le pareti stesse dello stomaco. La rabbia ‘brucia’.
Ecco allora una gastrite, o peggio per chi continua a ruminare il torto… l’ulcera. Curare una gastrite non è sufficiente: bisogna curare la rabbia, comprenderla e trovare una via d’uscita creativa per il carico emotivo che vi è legato. Anche una gastrite può essere positiva, se la leggiamo come un segnale del nostro corpo che ci dice che sotto sotto c’e la rabbia. La colite è un esempio tipico della somatizzazione della rabbia come se si volessero espellere con la rabbia i sensi di colpa.
Il Fegato
La difficoltà e la paura di esprimere la rabbia, possono colpire le funzioni epatiche (rallentamento ed appesantimento delle funzioni digestive). Non si dice comunemente, ‘farsi un fegato cosi’? Il fegato è simbolicamente il bersaglio della rabbia. E’ l’organo che più risente di una cattiva gestione emotiva della rabbia.
Altri sintomi fisici legati alla rabbia:
Palpitazioni, tremori, calore, la voce si fa più intensa, il tono sibilante, stridulo e minaccioso, accelerazione del ritmo cardiaco, aumento della pressione arteriosa, aumento della sudorazione. L’esercizio fisico aiuta a scaricare queste tensioni. Il metodo migliore, però, è rendersi consapevoli del perché ci siamo arrabbiati, cioè la causa: ed elaborare questa emozione.
RABBIA E ORMONI
Secondo la biologia la frequenza dei momenti di rabbia è dovuta al testosterone, il cosiddetto "ormone dell’aggressività".
Dal punto di vista psicologico le donne tendono di più a esprimere ed a parlare delle proprie emozioni tra le quali prevalgono la tristezza e la paura. Gli uomini, invece, parlano maggiormente tramite il loro stato fisico, che esprime ostilità con il linguaggio del corpo. Le differenze nel modo di esprimere le emozioni si notano già nella prima infanzia. Per esempio, a circa quattro anni, espressioni del viso che manifestano rabbia sono meno frequenti nelle bambine rispetto ai bambini. Questi ultimi, invece, vengono incitati a difendersi e a manifestare rabbia nel caso in cui vengono presi in giro, sopraffatti o ostacolati. Nella nostra cultura, oggi come nel passato, la donna che si arrabbia è vista in modo estremamente negativo poiché contrasta nettamente con quella della donna dolce, accogliente, materna, protettrice, sottomessa.
Anche le donne si arrabbiano, ma il modo in cui esprimono questa emozione è diversa da quello messo in atto dagli uomini. Ad una donna è consentito piangere, ma non le è permesso di infuriarsi. Se un bambino o un ragazzo piange, in genere viene definito una femminuccia.
Le donne si arrabbiano per i piccoli problemi quotidiani allo stesso modo, se non più degli uomini, ma tendono a manifestare la rabbia in modo diverso rispetto agli uomini. Le donne per lo più interrompono o evitano il contatto oculare, spostano la loro rabbia su altre persone o se la prendono con degli oggetti mentre gli uomini esprimono più apertamente questa emozione anche a livello fisico. E’ importante fare una distinzione tra la rabbia come emozione (provare rabbia) e la collera come comportamento (agire in modo collerico). Ogni persona prova un tipo particolare di rabbia secondo la sua personalità e ha modi differenti di manifestarla. Ora che abbiamo parlato delle nostra interiora, andiamo più affondo e guardiamo cosa succede alla nostra mente:
La rabbia viene detta:
“ il sabotatore capo della mente”
“ la nostra emozione che più confonde”
“L’eliminazione dell’ostilità è il fattore chiave per la soluzione della rabbia”
Come si arriva all’odio?
1. E’ facile: qualcosa o qualcuno ( quasi sempre qualcuno) ci fa arrabbiare! Ci possono essere situazioni facilmente decodificabili: mio fratello, mia madre, mia moglie, mio figlio…. mi ha fatto arrabbiare, non posso perdonare quello che mi ha detto, quello che mi ha fatto o quello che mi ha tolto.
2. A volte è così evidente che a sbagliare siamo stati noi stessi, e quindi siamo gli artefici dei nostri propri danni, delle nostre proprie ferite e qui c’è sempre bisogno di perdono, ma l’oggetto del perdono siamo noi stessi. La cosa si complica, non siamo così disposti ad ammettere che abbiamo sbagliato, che abbiamo causato il nostro proprio male, che ci siamo soprattutto delusi da noi stessi: E’ il caso, per esempio, di un aborto procurato o di un’infedeltà che poi ha portato alla fine del proprio rapporto matrimoniale o tante altre situazioni.
3. Infine c’è un altro personaggio con il quale possiamo avercela a morte. Sarebbe più logico avercela con satana, invece, soprattutto in casi come incidenti o calamità naturali o malattie incurabili, l’oggetto della nostra rabbia è Dio. Qui l’affare si fa ancora più serio perché non facile ammettere di avercela con il Signore: se si è credenti ci si sente in colpa, se non si è credenti ci si sente cretini!
Tre recettori del perdono:
- gli altri
- noi stessi
- Dio
Ma perché ci arrabbiamo? Quali sono i meccanismi della rabbia?
Ci arrabbiamo quando viene commessa verso di noi Ingiustizia: siamo stati trattati ingiustamente, qualcuno ci ha prevaricato. Questo può essere, per esempio, alla base delle sommosse popolari nella storia, le rivoluzioni sociali venivano alimentate dai leader tramite l’incitamento all’ira contro le classi sociali agiate o i governi ingiusti. La rabbia contro l’ingiustizia è particolarmente pericolosa e subdola perché, sentendoci nel giusto, non abbiamo intenzione di perdonare. ( l’esca di satana)
Frustrazione: la frustrazione è un ostacolo (evento o persona o barriera) che intralcia il nostro progresso verso una meta. Più la meta è desiderata e più è grande la nostra frustrazione se non riusciamo a raggiungerla. Per più tempo dura la frustrazione, maggiore sarà la rabbia accumulata.
Ferita: la rabbia spesso si accumula quando una persona si sente rifiutata, repressa, ignorata, umiliata, criticata o minacciata .A volte ci sentiamo sfruttati: gli altri pretendono troppo da noi. Secondo alcuni studiosi, ferita e rabbia vanno sempre insieme.
Apprendimento: nella tua cultura, nella tua casa, nella tua crescita hai visto la rabbia come standard di vita, quindi impari quella come risposta ai problemi.
Questo per quanto riguarda l’avercela con gli altri.
Invece ci arrabbiamo con noi stessi quando:
Abbiamo fatto qualcosa di irreparabile: questa è un’area preferita dal nemico, lui ritorna spesso a suggerire alle nostre menti che non c’è rimedio a ciò che abbiamo fatto. La nostra autostima cala paurosamente e non abbiamo più pace. Quando sappiamo che ne potevamo fare a meno ma non abbiamo voluto: questo è il peccato: sapere qual è il bene e scegliere il male. Sicuramente Adamo ed Eva sono stati i primi ad essere arrabbiati con se stessi, e cosa fecero: gettarono la colpa su qualcun altro: Adamo su Eva, Eva sul serpente. anche noi spesso ci giustifichiamo nello stesso modo, è sempre colpa di qualcun altro. Quando sappiamo di aver deluso gli altri e Dio. Questo è alla radice della vergogna, procura distacco dall’ambiente che ci circonda, ci isola e ci fa sentire profondamente soli. A volte è gente che non trova pace, cambia comunità spesso, è irrequieta, ha un po’ la sindrome di Caino dopo che uccise Abele, e fugge in continuazione. Quando non ci aspettavamo di essere così inadeguati, sporchi ed insignificanti spesso èproprio il Signore che permette questa fase, perché quando ci inorgogliamo, abbiamo bisogno di una revisione, di vederci per quello che siamo veramente: peccatori salvati per grazia. Allora spesso Dio ci porta su sentieri dove scopriamo che non siamo perfetti, non siamo adeguati e che abbiamo bisogno sempre della Sua grazia per cambiare.
Ci arrabbiamo con Dio quando:
Non conosciamo la Sua Parola : Dio è un estraneo, ne abbiamo sentito parlare ma non c’è intimità e non c’è soprattutto fiducia nei suoi piani.
Non capiamo cosa sta facendo e dove ci sta portando: conseguenza di quello già detto in precedenza; c’è confusione ,insicurezza e sicuramente poca preghiera. Non riconosciamo la Sua Sovranità sulla nostra vita e su quella dei nostri cari: E’ il Signore sempre, o delle aree della nostra vita sono solo nostre?
E come reagiamo alla rabbia?
Fuga: C’è chi semplicemente fugge, buttandosi nel lavoro o in altre attività o nella droga e nell’alcool.
Aggressione: Altri reagiscono più o meno violentemente e lo leggiamo ogni giorno sui giornali. Poi c’è la forma più difficile da scoprire e la più comune soprattutto tra la “gente civile” ( leggesi gente di chiesa), la dissimulazione: “Chi dissimula l’odio ha labbra bugiarde e chi spande calunnie è uno stolto”. ( Pr. 10:18)
Una delle cose più difficili del problema della mancanza di perdono è l’ammissione: riconoscere di avere un problema.
Tante volte dissimuliamo i nostri dissapori dietro una maschera di perbenismo e di ostentata tolleranza; sappiamo così che verremo ritenuti più santi, più autorevoli, in sostanza più accettati dall’opinione pubblica.
Soprattutto nelle nostre comunità l’esprimere i nostri sentimenti diventa un problema, un ostacolo, come se il fatto di essere cristiani ci obbliga a non aver punti di appiglio, a non venire scalfiti da alcuna cosa perché, si sa, un cristiano “deve” sempre perdonare e passare sopra alle offese; Sempre, comunque, e soprattutto, subito! Una specie di Superman inattaccabile.
Ma nella realtà del nostro profondo non è così, non solo: visto che la nostra cultura e la nostra ideologia (guardate bene che ho detto ideologia e non fede) ci impongono di assumere questa maschera, si tende a non affrontare immediatamente chi ci ha offeso, a non chiarire eventuali incomprensioni, preferendo alla fin fine il distacco piuttosto che un chiarimento o le critiche alle spalle piuttosto che un confronto diretto o altre forme di “ piccole vendette nascoste” che ci portano all’interruzione di rapporti preziosi, alla fine della comunicazione, all’indifferenza e al rancore dissimulato. Proviamo a prendere delle scorciatoie che ci allontanano dal problema pur di non affrontarlo Questo è quello che dice Smedes, l’autore di un ottimo libro: “Perdonare e Dimenticare” circa l’odio:
“ Nessuno di noi vuole ammettere di odiare qualcuno, ci sentiremmo meschini e cattivi. Perciò neghiamo il nostro odio. Lo nascondiamo a noi stessi. L’odio è troppo brutto, non possiamo ammettere di averne in noi neanche un briciolo……reprimiamo lo sdegno, facciamo concessioni e fingiamo di essere troppo buoni per odiare.”
E tutto questo perché? Perché la nostra etica ce lo impedisce. Ma la Parola parla chiaro: chi dissimula l’odio è bugiardo! La Parola ci parla anche di un ruolo fondamentale che ognuno di noi ha :
“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose
vecchie sono passate. Ecco, sono diventate nuove. e tutto questi viene
da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo ed ha dato a noi
il ministerio della riconciliazione; in quanto che Iddio riconciliava con
sé il mondo in Cristo non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto
in noi la parola della riconciliazione. noi dunque facciamo da
ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro ( 2
Cor. 5:17-21)
Questo è il ministerio di noi tutti, nessuno escluso: parlare di riconciliazione a chi non è riconciliato con Dio, ma come potremo svolgere questo meraviglioso compito se in noi ci sono delle radici di amarezza, di non perdono e risentimento verso qualcuno ? Sarebbe una bugia . Se andiamo a vedere sulla parola di Dio, la rabbia non è una emozione sempre negativa: Dio si arrabbia varie volte con il popolo di Israele, Gesù si arrabbia con i farisei, anche Paolo si arrabbia con Pietro o con Barnaba. Lo stesso Paolo ci parla di un adirarsi senza peccare, ma com’è possibile? “Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri. Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sul vostro cruccio e non fate posto al diavolo.” ( Ef. 4: 25-27)
Facile: non è la rabbia il problema, in quanto è una reazione emotiva naturale nell’uomo, ma è quello che ci si fa con la rabbia, quello che, nel tempo, la nostra rabbia diventa, perché essa si trasforma, lievita, si veste di significati che non sono più dell’atto iniziale ma ogni situazione viene letto secondo un nuovo codice, che è quello della incomprensione e dell’ostilità verso la persona che ci ha fatto arrabbiare. La rabbia diventa amarezza, l’amarezza mette radici, la pianta dell’odio cresce e alla fine CI soffoca, non soffoca l’altro, soffoca noi stessi.
Come si fa, allora?
Giù le maschere: il sole non tramonti sul vostro cruccio! Se volete stare sani ( non fate posto al diavolo, che viene solo per rubare, uccidere ..) avete tempo fino al tramonto per …darvi i bacetti e riconciliarvi? No! Per dire la verità:
“Io non ti ho capito, mi hai fatto male, sono arrabbiato, perché hai fatto questo?” non per dissimulare un atteggiamento apparentemente santo ma irreale. Quando non facciamo così, ma dissimuliamo noi non agiamo come membra gli uni degli altri, ma come individui che vogliono fare di testa propria, che non vivono la comunione all’interno del proprio corpo, perché io non posso essere arrabbiata con il mio fegato, ma se sta male devo fare di tutto per rimettermi in armonia con lui perché sennò……sto male io, e posso anche morire “ Sia tolta via da voi ogni amarezza, ogni cruccio ed ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di malignità. Siate invece gli uni verso gli altri benigni, misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.” ( Ef. 4: 31-32)
Paolo qui fa semplicemente una sintesi di come reagiamo dopo che ci siamo arrabbiati: la rabbia diventa amarezza e cruccio( questi sono interni,e noi ci crogioliamo dentro), ira e clamore ( aggressione diretta) parola offensiva e malignità ( aggressione indiretta, dietro le spalle spesso) . Qual’è la conseguenza di tutto ciò dentro di noi? Dentro di noi e non nell’altro, badiamo bene!
INARIDIMENTO
Spiritualmente ci inaridiamo, ma non solo con chi ci ha fatto del male, ma tutte le nostre relazioni ne soffriranno, perché quando siamo offesi diventiamo amari, critici e non attraenti. A chi piacerebbe frequentare persone di questo tipo? quindi cominciamo a vedere che la gente ci evita, ci sentiamo isolati, ma in realtà abbiamo causato noi stessi questa reazione. Ci distacchiamo dagli altri, non ci va più di leggere la Parola, non ci va più di pregare, non sentiamo Dio e prima o poi ci sentiamo in colpa per i nostri sentimenti oppure ce l’abbiamo sotto sotto con Lui perché non fulmina chi ci ha fatto del male. Non riusciamo più ad avere benedizione dal Signore perché il Signore, in questa fase: NON PUO’ BENEDIRCI perché è troppo indaffarato ad insegnarci come si vive sani. Noi siamo così stupidamente orgogliosi che se Lui ci benedicesse, penseremmo che “va bene così, mi posso tenere i miei piccoli rancoretti e vedi che è lei o lui che sbagliano? Io ho il Signore dalla mia parte…” quindi il Signore deve alzare le mani e dire: “ ti lascio solo un attimo così vedi come si sta quando dai posto al diavolo!”, solo così posso sperare di recuperarti, quando, cioè, apri gli occhi e riacquisti la tua vista spirituale. Così a volte il Signore ci lascia arrivare ad uno stato di vera prostrazione finché non capiamo veramente che dobbiamo cambiare: dobbiamo convertirci! E non parlo di non credenti! Parlo anche di gente avanti nella fede, che per fatti avvenuti hanno forse abbassato la guardia ed hanno dimenticato il vero ministerio nella loro vita: il ministerio della riconciliazione.
Possiamo avere una vita cristiana discreta, nella media, ma decisamente mediocre anche senza strappare da noi stessi le radici dell’amarezza e del rancore, ma se vogliamo l’eccellenza, se vogliamo servire il Signore sempre meglio, se vogliamo che la nostra vita sia un atto di adorazione, offerta quindi sull’altare come sacrificio vivente, non possiamo permetterci di avere angoli bui dove il nemico si è infilato. Una delle sue prerogative purtroppo è che non sa stare al posto suo, ma si espande, come un’infezione, e se intacca una parte del vostro animo con il rancore, prima o poi, più o meno lentamente intaccherà anche tutto il resto. Quindi, se sentite Dio lontano, se non riuscite ad avere pace dentro di voi, se pensare a qualche persona o situazione vi fa sentire ancora una stretta dolorosa in cuore, se incontrando qualcuno ancora attraversate la strada o girate lo sguardo dall’altra parte sperando di non incrociare il suo……attenzione, siete a rischio alto di avvelenamento e non potete esercitare al meglio il vostro ministerio di riconciliatori perché, come dice Giacomo:
“Il frutto della giustizia si semina nella pace per quelli che si adoperano alla pace”
Giacomo 3:18.
L’Esca di Satana John Bevere
La porta del diavolo John Bevere
Perdonare e dimenticare Lewis Smedes